Radici by Maurizio Bettini;

Radici by Maurizio Bettini;

autore:Maurizio, Bettini; [Bettini, Maurizio ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Antropologia culturale, Biblioteca paperbacks
ISBN: 9788815371935
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2022-07-15T00:00:00+00:00


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[1] Quanto segue deriva da U. Fabietti, L’identità etnica, Roma, Nis, 1982, pp. 162 ss.

X

Memoria madre di oblio

Vorrei concludere queste riflessioni con un argomento assai meno drammatico del conflitto che ha martoriato il Ruanda alla fine del Novecento: il rapporto fra turismo e memoria culturale, esemplificato attraverso una visita a Corti, in Corsica, che mi è capitato di fare qualche tempo fa. Questa piccola esperienza si presta infatti a mettere in luce un ulteriore paradosso provocato da tradizione e radici nella società contemporanea.

Mi ero recato a Corti spinto dalla curiosità di vedere il luogo in cui l’indipendenza dell’isola aveva avuto la sua culla. Questa è infatti la città in cui fu redatta la prima Costituzione corsa, quando Gian’Pietru Gaffòri fu eletto capo dello Stato; la stessa città che, dopo l’assassinio di Gaffòri, divenne capitale della Corsica indipendente nel periodo di Pasquale Paoli: l’eroe illuminista, l’allievo di Antonio Genovesi e lo statista ammirato da Rousseau. Sapevo anzi che, proprio a Corti, Paoli aveva dato vita alla prima stamperia corsa e soprattutto all’Università della Corsica, successivamente chiusa, e per lungo tempo, dai Francesi – insomma, immaginavo che avrei visto il luogo in cui, per utilizzare la nota metafora, la Corsica odierna affonda le proprie radici[1]. Non è stato precisamente così.

Mi sono infatti trovato in una cittadina decisamente turistica (specie nella parte più antica), il cui corso e le cui piazze principali sono punteggiati di ristoranti che si dichiarano tipici, negozi che vendono prodotti alimentari ugualmente tipici, coltelli fabbricati in Cina sulla cui lama si legge la scritta «vendetta corsa», taglieri e scodelle d’olivo come se ne trovano a Malaga o a Castellina in Chianti. Nella piazza intitolata a Pasquale Paoli, situata nella città bassa, il monumento dell’eroe appariva circondato di motociclette parcheggiate alla rinfusa. Quanto alla città alta, la piccola piazza intitolata a Gian’Pietru Gaffòri era interamente occupata da tavoli e sedie appartenenti ai diversi bar e ristoranti che si aprono sulla medesima. Alla statua del generale, eretta nel centro della piazza, non era proprio possibile avvicinarsi, anzi, non si riusciva neppure a guardarla: chi avesse tentato di farlo avrebbe inevitabilmente rovesciato qualche ombrellone o calpestato i piedi di innocenti tedeschi alle prese col loro gelato. Nel frattempo un trenino verde, composto da una locomotiva tipo Disney e alcuni vagoni di plastica, trascinava su e giù per i pochi vicoli carovane di turisti stranieri, intenti a fotografare tutto quel che potevano senza, ovviamente, sapere bene perché. Almeno dal punto di vista della memoria culturale il risultato della visita a Corti era deludente. Per ritrovarne un’eco non rimaneva che entrare nel Museo costruito dentro la Cittadella – come in molti altri casi, la tradizione se ne stava trincerata dietro una biglietteria, custodi, teche, mura.

Il fatto è che mi trovavo di fronte a un vero e proprio paradosso: un luogo della memoria si era trasformato, proprio in quanto tale, in luogo dell’oblio. Si tratta peraltro di una condizione che accomuna questa piccola città corsa a numerose altre località, italiane o europee, ugualmente marcate da una forte impronta della tradizione.



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